Quella nella foto Annie Spratt da Pixabay è esattamente l’Olivetti 32 del colore che mio padre aveva e che mi ha fatto innamorare e sognare di diventare uno scrittore e giornalista.
Non è pienamente funzionante ma non lo è neppure la Valentine sempre griffata Olivetti, ma non è importante, ciò che conta è ciò che ognuna di loro rappresenta per me.
Ovvero, riassaporare certe sensazioni ed emozioni di cui non ti dimenticherai mai: il ticchettio dei tasti, il vinile con “Night Train” di Oscar Peterson e la rilettura sacra di ciò che hai scritto.
In un’intervista alla nipote di Camilleri, Alessandra Mortellini ha dichiarato di come suo nonno scrivesse i suoi romanzi ascoltando Jazz, niente di più sublime.
Ora trovare un’Olivetti 22 funzionante può essere un desiderio difficile da reprimere, e poi, perché reprimere un desiderio?
Assecondarli, seguirli evita frustrazioni inutili: alla scuola Holden di Baricco dicono sempre: “Hai letto tanti libri? Bene, ora scrivi”.
Perché scrivere rimane una delle godurie più incommensurabili: non importa il mezzo (fosse un’Olivetti 22 o un semplice portatile) ma il fine: lasciare una traccia.