La terra dei cachi

E’ difficile in questo periodo non cadere nelle banalità, a dire cose ovvie oppure a salire sul carro del vincitore, sport nazionale non solo italiano.

Mi sembra però francamente che si stia creando una società che faccio fatica a comprendere.

Divisa a metà come una mela: ma una mela che da un lato è succulenta e dall’altra diventa sempre meno buona da mangiare, quasi disgustosa.

Ciò che più che altro mi lascia perplesso in una società falsamente solidale, è questa divisione netta tra chi sta bene e chi, fondamentalmente, ha le pezze al culo.

Lasciando da parte il merito, che in Italia non esiste, mi chiedo a chi davvero freghi dei poveri Cristi.

Ultimamente, faccio fatica a mettere sotto lo stesso Paese chi studia e non trova lavoro, chi ha 50 anni e perde il lavoro con pochissime speranze di trovarne alcuno e chi vive tranquillamente senza sapere neppure che cosa accade intorno a lui.

E, se dovesse un giorno arrivare a scoprirlo, magari per sbaglio, non gliene fregherebbe una beata minchia, come diceva il Cetto Laqualunque di Albanese.

In effetti è altresì innegabile che io davvero non ricordi di aver visto o sentito in maniera così assidua, come in questi ultimi anni, genitori così preoccupati per il loro futuro e per quello dei propri figli.

Ciò che colpisce ancora di più è la mancanza di certezze, di punti di riferimento e di figure ideali a cui guardare.

E’ la società liquida, mi dicono.

Io dico che è semplicemente una società “fuffa”.

twitter@normandilieto

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Parigi val bene una Messa

paris

Non è che morissi dalla voglia di tornare a scrivere su questo blog. Tanto è che sulla mia bio di twitter per coerenza ho deciso anche di togliere affianco a giornalista, il termine blogger.

Come disse ad una lezione Gianni Riotta: “Se ti definisci blogger devi scrivere quasi quotidianamente”  ed io, a onor del vero, sto scrivendo con la frequenza di un vecchio zio d’America che comunica ogni tanto coi suoi parenti lontani molto saltuariamente.

Mi dispiace per i miei lettori ( ma esisteranno ?) nel senso che come ogni giornalista o blogger che si rispetti ci si immagina che i propri lettori attendano con impazienza ( anche senza dirtelo in maniera esplicita ) che finalmente torni a scrivere qualcosa, a dare la tua impressione sul mondo, sulla società, sul torneo di beach soccer di Chiavari, su qualsiasi cosa, basta che si dia il proprio punto di vista ai lettori che lo chiedono.

Volete sapere qual è il mio punto di vista?

Su che cosa in particolare?

Politica? Beh è negativo.

Italia? Negativo aussi.

La verità è che se dovessi proprio cercare di fare mente locale e pensare di cosa discutere con voi, forse inizierai da questo episodio.

Ricordo che quando ero direttore di una testata giornalistica locale feci un editoriale che ricevette molte critiche e molti elogi.

Ma la cosa che mi colpì particolarmente fu questa: le critiche feroci anche volgari, quasi da sembrare dei troll da non confondere con i new trolls mi raccomando, erano pubbliche, affilate e cattivissime.

Cattiverie scritte sui commenti, colorite e anche preoccupanti visti i numerosi uomini senza volto e nomi di dubbia provenienza ( Chiara Mente, Salvo Imprevisti, Remo La Barca etc ) mentre invece gli elogi erano fatte da persone con la loro foto profilo e il loro nome  e cognome ma con una piccola curiosità: quelli che avevano apprezzato il mio articolo me lo scrissero via mail, lontanissimi dai commenti dei troll.

Questo mi preoccupa di questa società degli urlatori, colui che sbraita, urla, manda a fare in culo si sente in diritto di poterlo fare anche con nomi finti e facce fasulle, mentre le persone perbene che lasciano il loro nome e  cognome e la loro foto, hanno ancora paura a scrivere sotto il commento di un troll.

Questo mi spaventa.