E’ difficile in questo periodo non cadere nelle banalità, a dire cose ovvie oppure a salire sul carro del vincitore, sport nazionale non solo italiano.
Mi sembra però francamente che si stia creando una società che faccio fatica a comprendere.
Divisa a metà come una mela: ma una mela che da un lato è succulenta e dall’altra diventa sempre meno buona da mangiare, quasi disgustosa.
Ciò che più che altro mi lascia perplesso in una società falsamente solidale, è questa divisione netta tra chi sta bene e chi, fondamentalmente, ha le pezze al culo.
Lasciando da parte il merito, che in Italia non esiste, mi chiedo a chi davvero freghi dei poveri Cristi.
Ultimamente, faccio fatica a mettere sotto lo stesso Paese chi studia e non trova lavoro, chi ha 50 anni e perde il lavoro con pochissime speranze di trovarne alcuno e chi vive tranquillamente senza sapere neppure che cosa accade intorno a lui.
E, se dovesse un giorno arrivare a scoprirlo, magari per sbaglio, non gliene fregherebbe una beata minchia, come diceva il Cetto Laqualunque di Albanese.
In effetti è altresì innegabile che io davvero non ricordi di aver visto o sentito in maniera così assidua, come in questi ultimi anni, genitori così preoccupati per il loro futuro e per quello dei propri figli.
Ciò che colpisce ancora di più è la mancanza di certezze, di punti di riferimento e di figure ideali a cui guardare.
E’ la società liquida, mi dicono.
Io dico che è semplicemente una società “fuffa”.