EMIllumino d’immenso

Non riesco a dormire.

Questa mi ricorda una di quelle notti insonni trascorse davanti alla tastiera del pc a scrivere, ma stanotte è diversa da tutte le altre.

Un silenzio inatteso anima il mio appartamento dopo un pomeriggio surreale trascorso, io come tanti altri, al tuo fianco.

Le stanze cupe ed insignificanti di quel palazzone grigio erano stranamente colme di un profumo che, solo la tua presenza, ha permesso che si propagasse in maniera soave e decisa allo stesso tempo: questo profumo si chiama “amore”.

Con grazia e leggerezza attraversavi la vita delle persone che sceglievi, che ti sceglievano per quello che sapevi essere: te stessa.

In un mondo fatto di tanti attori, tu eri VERA.

Lo dicevi sempre: “Io sono anarchica”.

Ed io che ti prendevo in giro, e tu che sorridevi, perché io ero quel Furio sempre pronto a puntualizzare tutto, anche quando sinceramente, avrei potuto farne a meno, ma tu ci sorridevi su quelle mie pignolerie inutili. Furio basta, scendi dal piedistallo! E io, zitto.

Hai insegnato la leggerezza anche a chi, come me, talvolta ti appesantiva con delle cose banali, ma a te piaceva ascoltare, consigliare, abbracciare la causa a prescindere dall’importanza della stessa.

Chissà se ti sei resa conto di come con il tuo esempio tu ci abbia reso diversi, forse migliori.

Chissà se questo vuoto che sent(iam)o dentro sarai ancora in grado di riempirlo, ancora una volta, come solo TU eri in grado di fare.

Mio padre, davanti alla morte, mi ha insegnato la “pietas” – chiunque lasci questa terra sembra sia stato sempre bravo, buono e bello, subentra appunto la pietas – ma tu lo sei stata davvero una gran persona, non ho bisogno di aprire il mio cuore all’ipocrisia per affermare che tu hai amato pienamente dimostrandoti una delle persone più generose che ricordi.

Per chi, come me, ha sempre odiato e cercato di combattere le ingiustizie, si trova impotente davanti alla più grande ingiustizia con cui dovremo convivere.

Ma tu ci vorresti vivi, allegri, uniti.

Come a quelle cene a cui non mancavi per nulla al mondo, adoravi stare insieme a tutti noi, insieme alle persone che amavi e che ti ameranno per sempre.

Vivrai sempre nei cuori di chi ti ha amato. Non ti lasceremo mai andare via da lì.

Ciao Emy.

 

 

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Midnight in Paris…

Non tutti comprendono fino in fondo la bellezza di Parigi.

Sì è vero, tutti la adorano ed amano fotografarla  negli angoli più conosciuti, turistici e rinoscibili ai più , considerandola come il posto più romantico del mondo.

Nelle mie frequenze parigine ciò che adoro particolarmente  è  vagare e camminare senza meta come un amante impazzito che cerca di inseguire la sua donna,  sperando di ritrovarla ogni volta in un posto diverso, sempre più bello di quello precedente, mentre lei ti attende con elegante disinvoltura, regalandoti, ancora una volta,  emozioni uniche.

Come il protagonista del film di Woody Allen, in: “Midnight in Paris” che vaga come impazzito per la Ville Lumiere in un mix di passione, estasi e follia che lo porta ad immaginarsi insieme ai grandi intellettuali parigini del passato durante le sue passeggiate notturne, incompreso dalla moglie che lo lascia perdersi nel proprio delirio solitario, così io mi immagino che non sia mai troppo tardi per andare a dormire in una città che ha sempre qualcosa da dire, anzi, da sussurrarti all’orecchio con quella sensualità un po’ aristocratica capace di farti perdere i sensi.

E così anche stanotte,  vaneggio su dove mi aspetterai e pensando di continuo a cosa mi dirai ancora una volta,  cammino sorridendo tra gli sconosciuti , senza che questo mi abbia ancora stancato.

Succederà un giorno?

Non credo, Paris.

#ditantoamore

 

 

 

 

 

Anna&Anna: due vite diverse ma entrambe piene d’amore

In una società piena di strutture non solo architettoniche, ma strutture mentali che la società moderna ci fa costruire ancor prima di diventare persone adulte, l’omologazione pare essere diventata una strana regola cui doversi far soggiogare dalla nuova cultura, fatta di tanta immagine e pochissima sostanza.

“Contro il logorio della vita moderna” ( citazione da un film di Totò ) non resta altro che seguire l’esempio delle persone che possano essere prese come stelle comete della  nostra esistenza. Ne abbiamo tutti un gran bisogno credetemi.

Io ne ho diverse ma oggi Vi parlerò di Anna e Anna.

Anna era una contadina, quasi analfabeta, moglie e madre di 5 figli e con l’animo più generoso che io ricordi.

Anche negli ultimi suoi anni di vita in piena sindrome di Alzheimer, se c’era qualcosa dentro al suo piatto la prima cosa che pensava di fare, era quello di offrirtelo.

Nonostante quella maledetta malattia che ti fa regredire da 90 anni a 10 anni, la sua essenza generosa non era stata scalfita in alcun modo.

Non sapeva neppure chi fossi, ma prima di mangiarlo, lei te lo porgeva sempre, a quella sconosciuta seduta accanto a lei, magari chiamata figlia.

La sua vita era stata contraddistinta da un lavoro faticoso, giornaliero e durissimo.

La terra doveva dare i suoi frutti e, con lei, oltre a collaborare ci dovevi anche combattere ogni santo giorno per ricavare ciò che ti prefiggevi.

La terra non la puoi ingannare, la madre terra è maledettamente vera e tu devi essere al suo livello per poterci competere, altrimenti sei fuori.

Quanti bei pomodori, patate, le piante di limoni, le galline, i conigli e i maiali e quanti suoni, colori e quanto sudore dietro a tutto quel ben di Dio che noi rivedevamo su tavole imbandite piene di colori, allegria e amore familiare.

Quel sudore di Anna quando arrivava lo sentivi profumare di fatica testarda, di sacrificio onesto e di voglia di riuscire a (soprav)vivere anche oggi.

Dei suoi 5 figli era orgogliosa e loro erano legatissimi anima e corpo alla loro mamma.

Se io penso alla famiglia, penso a lei, penso ad Anna.

Ma c’è un’altra Anna a cui penso, quando penso all’amore.

Anna viveva sola, non era sposata ma dedicava la vita agli altri.

Anna era un’infermiera, la sua famiglia erano i suoi pazienti.

Tutti i giorni turni infiniti all’Ospedale per la continua carenza di personale.

“Anna ti fermi?”

E lei sempre la prima ad arrivare e l’ultima ad andarsene.

Punto di riferimento imprenscindibile per medici e pazienti.

Amava i suoi fratelli ed i suoi nipoti e loro amavano lei.

Aveva una timidezza disarmante, sempre impaurita nel dire le cose o sempre molto preoccupata nel non disturbare gli altri.

Un pudore indimenticabile.

Pensavo sempre a quanto fosse generosa con il prossimo che le chiedeva aiuto anche se lei invece al prossimo non voleva chiedere nulla, non voleva proprio disturbarlo il prossimo, nonostante l’avesse servito per una vita intera, sembrava fosse capace solo di dare, mai di ricevere.

Una vita dedicata agli altri.

La sua famiglia erano i suoi pazienti e quando se n’era andata erano in tanti a volerla salutare per l’ultima volta, quel prossimo che era diventata la sua famiglia.

Poi, noi, la tua famiglia, i fratelli e i nipoti tutti a rimpiangerti perché anche noi eravamo il tuo prossimo ma avevamo meno bisogno di loro.

E un po’ li ho invidiati quei tuoi pazienti, quelli con cui ti trasformavi, abbandonando timidezza, pudore e facendo intravedere un’altra Anna così diversa a quella cui ci avevi abituato.

Se dovessi avere mai una mia famiglia o se non dovessi mai averne una, in un modo o nell’altro basterà seguire l’esempio di Anna &Anna.

Addio e che il vostro esempio possa fare proseliti.