Andremo in pensione a 87 anni come mattarella?

Le scene di giubilo dei parlamentari all’elezione di Sergio Mattarella per il secondo mandato non richiesto dallo stesso presidente della Repubblica, lasciano quantomeno spiazzati.

Dopo una sei giorni dove si era reduci da una trattativa precedente, per certi versi estenuante, con un candidato autoproclamatosi prima e autodichiaratosi poi, non disponibile all’investitura del centrodestra (sigh), è iniziata la partita a scacchi: magari si fosse giocato a scacchi, almeno lì ci vogliono abilità e strategia, diciamo che si è giocato a rimpiattino, per vedere l’altra parte che avrebbe fatto.

Detto di Forza Italia il cui leader Silvio Berlusconi comunque ormai gioca da solo e al massimo con qualche portavoce ( Tajani e Ronzulli ) che è comunque un giocare da solo, dall’altra parte gli (ex) alleati di Lega e Fratelli d’Italia con Salvini e Melon sono stati impegnati prima del 24 gennaio, primo giorno del gran ballo del Quirinale, nel convincere Berlusconi di non avere i numeri per poi tentare, goffamente, di avere “finalmente un presidente della Repubblica di centrodestra”. 

E chi sarebbe dovuto essere, di grazia? 

Siamo partiti con Marcello Pera, ex presidente del Senato del governo Berlusconi, per poi virare sull’attuale inquilina  di Palazzo Madama, Elisabetta Casellati che doveva essere non solo la candidata del centrodestra ma anche il nome di “donna” che avrebbe dovuto convincere tutti. O quasi. Perché la Casellati, nonostante endorsement di Silvio Berlusconi, pare non essere molto simpatica ai colleghi di partito della stessa Forza Italia di cui fa parte dal 1994, anno della sua fondazione, così il centrodestra è andato a sbattere. 

E siccome di nomi buttati quasi lì a caso, ce n’erano diversi, proviamo a metterli in fila: Franco Frattini ex ministro degli Esteri, governi Berlusconi e Monti, Sabino Cassese interpellato dallo stesso Salvini nottetempo, fino ad arrivare a Elisabetta Belloni, capa dei servizi segreti. Ma lì c’è stato poi il niet di Letta.

Situazione dei partiti con più parlamentari: Lega con una lotta a due tra Salvini e Giorgetti, con Salvini che ha tentato di fare il Kingmaker, con il risultato finale che ha visto Forza Italia dichiarare che le trattative le avrebbero fatte autonomamente e non più collegialmente e con la Meloni che dichiarava pubblicamente con un tweet, Salvini dà ok per Mattarella, non ci credo.

Il Movimento 5 Stelle con una lotta a 2 ( più uno ) tra Conte e Di Maio (e il sempiterno Grillo), Letta con il Pd che sognava Draghi al Colle e che adesso festeggiano lo stesso, come tutti d’altronde, la rielezione di Mattarella.

A parte Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni, unico partito all’opposizione al “governo dei migliori” ma che paradossalmente prima di iniziare la ricerca del nuovo inquilino del Colle era alleata con Forza Italia e Lega con cui non condivide l’esperienza di governo. Mah. 

La spaccatura adesso c’è, su tutti i fronti. E intanto, nulla è cambiato in questa settimana: Mattarella avevamo al Quirinale prima di questa settimana, Mattarella ci ritroveremo al Colle dopo questa settimana. Draghi avevamo alla guida del governo prima di questa settimana, e Draghi guiderà l’esecutivo dopo questa settimana di rimpiattino. 

E la sensazione che di questa scelta siano felici unicamente gli stessi parlamentari, i cui leader di partito, per non abdicare per manifesta incapacità, si dichiarano felici e meritori della scelta di richiamare un uomo di ottant’anni che il diritto di godersi la pensione e un pò di tempo libero se li era già guadagnati – meritoriamente – nei sette anni trascorsi al Colle.

Speriamo non sia un messaggio anche questo per gli italiani che come Mattarella si accinge a fare, occorrerà lavorare fino a 87 anni prima di godersi la meritata pensione. (Se) Andrà tutto bene.

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Vieste la “meravigliosa sperduta”

La Vista dalla Terrazza del B&B: “Quintessenza” di Vieste.

Se George Berkeley, a proposito della #Puglia, affermava: “Ho visto le più belle città del mondo” al terzo Press Tour a cui ho partecipato organizzato da #Daunia Press Tour e da #Regione Puglia risulta difficile non concordare con il filosofo irlandese del XVII Secolo.

Una volta arrivati a #Foggia, raggiungere #Vieste, “la meravigliosa sperduta” è un tragitto lungo ma che dà sollievo.

Sei consapevole che la tua destinazione sarà l’inizio di una nuova fantastica avventura in terra di #Puglia.

Arrivati a #Vieste ci accoglie un clima magnifico in questo piccolo Paese situato su un promontorio della Costa orientale del #Gargano.

Il B&B #Quintessenza scelto per noi è gestito da una giovane coppia che ci “coccola” durante tutto il soggiorno con deliziose colazioni impreziosite dalla pizza fatta in casa che si sposa perfettamente con il traditional italian #breakfast: dolce e salato si mescolano in un divino connubio di sapori che allietano il risveglio e ci consentono – ogni mattina – un inizio di giornata invidiabile.

Uno scorcio di Vieste

Il saluto del Sindaco e del Vice Sindaco di #Vieste nella Sala del Comune ci permette di comprendere al meglio come questa cittadina di neppure 15mila abitanti, durante il periodo estivo riesca ad accogliere un numero considerevole di turisti facendole toccare anche le 150mila presenze, grazie anche alle capacità ricettive delle diverse strutture alberghiere presenti e non solo: case vacanza, #Bed & Breakfast, appartamenti in affitto e seconde case di chi viene a ritemprarsi sul #Gargano durante il periodo estivo, incoronando così #Vieste come la meta più visitata e frequentata della #Puglia, battendo così anche il #Salento.

La cena, nel cuore di #Vieste, è al Ristorante Vecchia Vieste, dove il Gruppo accompagnato dalla Vice Sindaca inizia a pregustare tutto quello che il #Tour ci offrirà.

C’è un luogo magico ed esclusivo a #Vieste ed è il #Castello Svevo.

Accediamo in un luogo magico che, attualmente, è utilizzata dalla Marina Militare italiana ed è inoltre un Osservatorio per l’Aeronautica militare per la redazione del bollettino meteorologico.

Una volta entrati nel cortile, muniti di regolare permesso, si domina il Paese e si vede il Mare a perdita d’occhio e la Spiaggia resa celebre dalla Leggenda di Cristalda e Pizzomunno, omaggiati anche dalla Canzone di Max Gazzè, che per ricordare questa drammatica storia d’amore, scrisse una canzone a loro dedicata portandola al Festival di Sanremo nel 2018.

Max Gazzè è cittadino onorario di #Vieste dallo scorso anno.

L’esperienza più bella però, a mio avviso, è quella dei #Trabucchi.

Emozioni allo stato puro.

Nel 1964 al #MoMA di #New York , Bernard Rudofsky allestì una mostra fotografica intitolata “Primitive Architecture”.

Fra le diverse immagini esposte – c’era una fotografia del #Trabucco di Punta della Torre in #Vieste affiancata ad una di una struttura di pesca tradizionale costruita interamente in bamboo e situata sul fiume Wagenya in Congo.

I #Trabucchi del #Gargano sono delle vere e proprie Opere di ingegneria di alto livello e la loro costruzione, con quel tipo di architettura basata, – causa scarsità di risorse e materiali – quasi esclusivamente su criteri di elevata funzionalità e sull’obiettivo del massimo risparmio sui costi, rappresenta senza dubbio alcuno, una meraviglia di straordinaria capacità ingegneristica.

E’ possibile pescare sul #Gargano su uno di questi magnifici #Trabucchi con l’alta supervisione dei “navigati” pescatori di #Vieste: un’esperienza unica nel suo genere e per certi versi, indimenticabile.

I #trabucchi, sono tutelati dal Parco Nazionale del Gargano.
La Struttura di un trabucco consiste in una costruzione di legno con una piattaforma protesa sul mare ancorata alla roccia da grossi tronchi di Pino d’Aleppo.

Nei video seguenti il lavoro svolto dalla Rete e una mia intervista ad uno dei pescatori protagonisti del #Trabucco visitato a #Vieste che ci racconta la sua esperienza con questa tradizionale metodologia di pesca tipica del #Gargano.

Una passeggiata / escursione stile “trekking” per gli amanti del genere fortemente consigliata è quella che attraversa le #Torri costiere di #Vieste – nate per difendere i Paesi della Costa dalle scorrerie dei pirati e dei corsari – e che il Viceré di Napoli, Pietro Toledo, fece riattivare nel 1535.

Qui sotto il video con la spiegazione della nostra Guida, Valentino:

Valentino, la nostra guida ci spiega le ragioni storiche che portarono alla costruzione delle Torri di Vieste.

La serata di Sabato 16 Marzo con l’accensione della Fanoja di San Giuseppe a Marina Piccola a #Vieste ha celebrato il rito della Notte della Taranta con un susseguirsi di Stand enogastronomici ( imperdibili le 3 Signore che preparano la pasta a mano ).

Qui sotto il Video:

Ma non è finita, in questa magica notte percorrere i vari Stand è emozione allo stato puro: c’è il #Caciocavallo da gustare e, last but not least, sul Palco a salutare l’accensione della #Fanoja, i mitici: “Cantori di Carpino“.

Nella nostra Visita non c’è stata solo #Vieste.

Una menzione particolare merita Monte Sant’Angelo.

Monte Sant’Angelo è sede di ben due Siti riconosciuti Patrimonio mondiale dell’Umanità tutelato dall’#UNESCO: le tracce longobarde nel Santuario di San Michele Arcangelo (nell’ambito del sito: “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d. C.)”); le #Faggete vetuste della Foresta Umbra (2017, nell’ambito del bene transnazionale “Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”).

Monte Sant’Angelo, la New York del Medioevo.

Lasciando Monte Sant’Angelo, ci rechiamo in uno dei luoghi che attrae più visitatori in #Puglia: la Basilica minore di Santa Maria Maggiore di Siponto a Manfredonia, era l’antica Cattedrale di #Siponto, eretta nel 1977 a Basilica minore.

La Basilica è dedicata a Maria Santissima di #Siponto ed è stata impreziosita dalla genialità di Edoardo Tresoldi, ideatore di un’ Opera d’arte contemporanea che, attraverso una rete metallica permanente e trasparente, ricostruisce i volumi originari della Basilica paleocristiana.

L’opera di #Tresoldi è stata inaugurata il 12 marzo del 2016.

Già nel 2016, il Parco Archeologico di #Siponto ha ottenuto il maggior numero di voti in occasione della quarta edizione del premio intitolato alla memoria del Professor Riccardo Francovich, assegnato dalla Società degli Archeologi Medievisti Italiani (SAMI) al Museo o Parco archeologico italiano in grado di rappresentare la migliore sintesi fra rigore dei contenuti scientifici ed efficacia nella comunicazione degli stessi verso il pubblico dei non specialisti.

Con l’installazione di diverse tonnellate di filo di ferro, risulta la più grande Opera al mondo realizzata in rete metallica, #Tresoldi ha valorizzato la struttura del XII secolo, facendola diventare uno dei luoghi più visitati in #Puglia.

La stessa Opera è stata premiata lo scorso Ottobre, della Medaglia d’Oro all’Architettura italiana, il più prestigioso premio d’architettura italiano istituito da La Triennale di Milano in collaborazione con il #Mibac.

La nostra Guida, Concetta, a proposito dell’ Opera di #Tresoldi afferma: “L’Opera ricostruisce la parte della Basilica paleocristiana, costruita in due momenti differenti: a quello del V secolo circa, coincide la navata centrale con l’Abside a cui corrisponde il #Mosaico bianco e nero, poi successivamente, furono costruite le navate laterali cui corrisponde il Mosaico pavimentale“.

Torniamo a fare del #Trekking lungo e suggestivo sentiero che dal Monte Saraceno conduce alla Spiaggia di Mattinata che vi permetterà di ricongiungervi corpo e anima con i paesaggi incantevoli che si incontrano lungo il cammino mozzafiato ( sia per la bellezza che per la fatica – per quelli – non molto allenati alle camminate come il sottoscritto ).

Il Tour a #Vieste ha visto anche la presenza di Coco, Special Guest cinese che è stata con noi durante il nostro viaggio e che ha condiviso sui Canali social cinesi come #WeChat le giornate trascorse in questi luoghi meravigliosi, suscitando la curiosità divertita e interessata degli abitanti.

Una menzione a parte meritano tutti gli #Artigiani che abbiamo conosciuto e che ci hanno mostrato con umiltà la loro maestria e capacità di creare piccole Opere d’arte, vedendoli lavorare con assoluta dedizione alle proprie creazioni.

Una frase fuori da uno di questi laboratori ha colpito la mia attenzione e recitava, testualmente:

Quando compri da un artigiano stai comprando:
-Centinaia Di ore di lavoro, di fallimenti e di relativi esperimenti;
– Mesi di frustrazioni e momenti di gioia;
– Stai comprando momenti di vita di una persona.


Dove mangiare:

Box 19

Via Santa Maria di Merino 13, 71019, Vieste Italia +39 0884 705229

Masseria Sgarrazza

Contrada San Salvatore, 71019, Vieste, Italia +39 347 754 5180

Acqua

Lungomare Amerigo Vespucci 50, 71019, Vieste, Italia +39 0884 522238

Cappero di Manfredonia

Viale Beccarini, 2, 71043, Manfredonia, Italia +39 0884 662716

Masseria Valle del Cerro.

Strada Provinciale 52, 71019, Vieste, Italia +39 388 355 1527

Capriccio

Località Porto Turistico, 71019, Vieste, Italia +39 0884 705073

Locanda del Maniscalco

Via Luigi Zuppetta 14, 71030 Mattinata, Italia +39 348 753 8161

Profumo di Gargano

In un angolo di Puglia tutto da scoprire…

C’è qualcosa che mi porto dentro dal viaggio organizzato tra il 6 e il 10 Dicembre scorso – da Daunia Press Tour – per Giornalisti, Blogger, Influencer e che mi accompagnerà per molto tempo: il profumo.

Lo senti ovunque ti muova e anche quando distrattamente pensi ad altro, lui ti raggiunge e non puoi fare a meno di assaporarlo: a volte intenso, a volte percepito solo in parte, ma comunque sempre presente.

In alcune giornate si è sprigionato in maniera prorompente, in altre invece, si è presentato a noi in maniera discreta, quasi timida, mai timorosa.

Lo vivi, assecondandolo sempre, durante il soggiorno tra Carpino, Ischitella e Cagnano Varano nel Gargano per trovare poi finanche la mia personale Sindrome di Stendhal rielaborata e rivissuta in un paesaggio suggestivo come quello rappresentato dal Lago degli Ulivi.

Un luogo magico che si raggiunge dopo una lunga e suggestiva passeggiata tra gli Ulivi fino ad affacciarsi su questa distesa azzurra che mi ha lasciato senza fiato così come avvenne, appunto, allo scrittore francese lasciando Santa Croce a Firenze.

Ma partiamo dal principio, riavvolgiamo il nastro al 6 Dicembre scorso, data di inizio del Tour e giorno di arrivo di tutto il Team ospite di Daunia Press Tour e Regione Puglia.

Riunitosi il Gruppo in arrivo da diverse parti d’Italia, ci rechiamo subito ad Apricena alla Cantina Le Grotte a visitare un’Azienda giovanissima nata nel 2014 e che vanta diverse qualità di vino, tra cui, per i Rossi: Merlot, Syrah, Montepulciano e in assoluto il pezzo forte a mio parere, l’autoctono Nero di Troia.

Per i Bianchi invece, si distinguono: Trebbiano, Moscato e Falanghina.

Dopo aver assaggiato le numerose varietà di prodotti vinicoli offerti dalla Casa, l’aspetto più divertente è stato senz’altro quello di servirsi da una sorta di “pompa di benzina” dove far adeguato rifornimento di vino. Siamo nella Laguna di Lesina che separa il Gargano dalle Isole Tremiti, caratterizzata da terreni calcarei e ricchi di minerali.

Cantina Le Grotte

Il Gruppo Franco Dell’Erba – proprietaria della Cantina – è Industria Leader nell’Estrazione di Marmi.

La mattina di Venerdì 7 Dicembre – per chi ha fatto di Milano la propria Città d’adozione è Sant’Ambrogio – ma è anche la giornata che il Press Tour dedica a Carpino.

Alcuni la conoscono senz’altro per il Carpino Folk Festival che ogni estate attrae nella piccola Piazza del Paese migliaia di persone.

Arriva Michele Simone, Presidente della Pro Loco di Carpino.

Affabile e sorridente si presenta sin da subito come il nipote del Cantore Antonio Piccininno vera e propria Istituzione a Carpino scomparso alla fine del 2016 a 100 anni, ma come recita il detto dei Cantori: “Chi sonä e càntä no nmore màji”, Piccininno è ancora vivo nei ricordi di tutti gli abitanti di questo piccolo Paese del Gargano.

Attraversandolo mi sembra che possa essere un’ottima location per un Film d’antan, così Michele racconta che nel 1958 venne girato il Film: “La Legge”.

Con la Regia di Jules Dassin e con interpreti del calibro di: Gina Lollobrigida, Marcello Mastroianni, Yves Montand, Pierre Brasseur e Franco Pesce.

Stradine strette su cui inerpicarsi e case che paiono aver fermato il tempo, mi portano a socchiudere gli occhi per un istante, sognando la Lollo e il Bel Marcello in una pausa delle riprese del Film con la popolazione entusiasta che faceva sentir loro il proprio caloroso benvenuto.

Mi immagino l’orgoglio dei cittadini carpinesi davanti a questi mostri sacri del Cinema catapultati in questo piccolo Paese del Gargano e per un momento sono anche io con loro nel lontano e nostalgico 1958.

Ma è ora di pranzo e solo l’idea di ciò che ci attende mi riporta all’attualità di 60 anni dopo: e, in Puglia, quando si tratta di tradizioni culinarie, c’è un presente che è anche – soprattutto – passato.

Un passato fatto di tradizioni, di gesti, di simboli, di usi e costumi di un territorio ricco di storia e di forti legami con la Terra, generosa dispensatrice di prelibatezze fatte di materie prime sopraffine.

All’Agriturismo Villa Costanza (Contrada Coppa, Via della Repubblica) ci attendono piatti semplici della tradizione contadina: subito una pietanza posizionata a centrotavola colpisce il mio olfatto, monopolizzando la mia attenzione: la zuppetta di fave e zucca. Si è rischiato seriamente il litigio con i compagni di viaggio per accaparrarsi continuamente un’ulteriore cucchiaiata.

Si tratta di un piatto per palati sopraffini che incontrano la semplicità armoniosa di due ingredienti che realizzano il matrimonio perfetto, quello che solamente in Natura può realizzarsi. Nonostante la pietanza raggiunga la perfezione, ho voluto comunque inserire un terzo incomodo a questo sublime connubio: l’olio extra vergine di oliva.

Proprio a Carpino nel pomeriggio eravamo attesi per la XLVII Assemblea nazionale delle Città dell’Olio: produttori d’olio e Sindaci in arrivo da ogni parte d’Italia per discutere del futuro del comparto.

L’importanza di fare Rete, di dotarsi di una strategia comune, l’impegno politico garantito anche dalla partecipazione di diverse personalità politiche, tra cui, l’Assessore al Turismo della Regione Puglia, Loredana Capone, hanno portato alla Firma di un protocollo d’intesa siglato da Enrico Lupi, Presidente delle Città dell’Olio e di Floriano Zambon di Città del Vino, insieme proprio al Sindaco di Carpino, Rocco Di Brina.

Ma è nel corso della serata che Carpino non finisce di stupirci, accogliendoci nella Piazza del Paese con una piccola anticipazione musicale di quello che sarà il prossimo Carpino Folk Festival ma, soprattutto, ritrovandoci al cospetto di uno Street food enogastronomico territoriale da urlo.

L’Evento Frasca, Fanoia e Olio Novello celebra una tradizione, giunta alla ventesima edizione, che è quella di bruciare i Rami di Ulivo come atto purificatore che, seppur di origine pagana, assume significato cristiano alla Vigilia dell’Immacolata Concezione di Maria.

Mentre i Rami d’Ulivo bruciano e la Tarantella del Gargano comincia a farsi sentire arrivando dal Palco direttamente nel cuore della piccola piazza, Michele Simone mi chiama a sé: c’è il pancotto da assaggiare.

Che meravigliosa prelibatezza: piatto povero della tradizione contadina, quello di Carpino secondo gli autoctoni prevede l’utilizzo del pane raffermo, delle fave, della cipolla e di qualche pomodoro, con qualche licenza poetica che prevede, talvolta, l’utilizzo di Bietole e Patate.

Ultimo, ma solo in ordine di apparizione, e per dare quel tocco in più: l’olio crudo.

Si aprano le danze: nessuno si tiri indietro, c’è aria di festa, nessuno deve mancare.

I Cantori di Carpino

La Tarantella del Gargano, diversa dalle altre, si balla sulle note e i testi dei Cantori di Carpino: la Piazza si anima, tutti si muovono sinuosi e anche noi, diventiamo tutt’uno con gli altri e con la Piazza che profuma di magico.

Il mattino seguente è la volta della visita a Cagnano Varano, qui un trekking rigenerante ci conduce – non senza fatica – ad una vista spettacolare.

Non mi dilungherò oltre nella descrizione, la fotografia che apre l’articolo parla da sé, non trovate?

A Cagnano Varano, imperdibili, ci sono da visitare anche le Grotte di San Michele.

Ma è la sera che mi regala, se ancora ne sentissi la necessità, emozioni all’ennesima potenza: la visita a casa del Cantore Nicola Gentile e della sua gentil consorte, Rosa Menonna.

E qui ascoltando dal vivo – lui alla chitarra e voce e la moglie che lo accompagna con le castagnole, mi accorgo di essere letteralmente in estasi.

Nicola Gentile e Rosa Menonna

A guardia di quella favolosa generazione dei Cantori di Carpino, marito e moglie ci regalano canti antichi di queste terre, e le loro Tarantelle, Patrimonio dell’Unesco.

Cerco di ascoltare e di comprendere ogni singola parola, e di immedesimarmi in chi ha scritto questi testi struggenti: quante emozioni, qualche lacrima scende e faccio fatica a prendere l’occorrente per immortalare il tutto.

Ancora adesso mentre scrivo non capisco se ho fatto bene o se sono mancato nel mio compito di Reporter: se fosse la seconda ipotesi ad avere la meglio, ciò mi vedrebbe accusato dai miei lettori di scarsa professionalità, ma invocherei a gran voce l’incapacità di intendere e di volere ( ringrazio per la foto i colleghi del Press Tour ).

L’unica cosa che ho voluto in maniera (in)consapevole è stata quella di perdermi tra le note dei Cantori.

Ora comprendo perfettamente il motivo per cui nel 1954 lo statunitense Alan Lomax rimase letteralmente incantato quando si imbatté tra le note di questi poeti musicali nella ricerca, commissionata dalla Columbia Wolrld Library and Primitive Music, incentrata sulle tradizioni popolari.

E’ all’Azienda agricola Cannarozzi invitati a Cena che faccio un’ulteriore scoperta su questa Terra così ricca di leccornie e di… sorprese!
La Fava di Carpino nel 2014 è finita letteralmente in orbita con la mitica astronauta Samantha Cristoforetti, dopo una sua visita nella Capitanata, quando si è trattato di scegliere che cosa portare con sé nello spazio, si è ricordata di questa primizia che aveva scoperto proprio da queste parti.

L’Azienda agricola Cannarozzi

Maria Antonietta Di Viesti, Presidente dell’Associazione: “Fava di Carpino” e titolare insieme al marito dell’Azienda Agricola Cannarozzi ce ne offre in quantità e noi ci facciamo coraggio: così, una tira l’altra.

Il Press Tour ci ha poi portato ad Ischitella, un piccolo paese che ostinatamente si aggrappa alla sua travagliata storia e ai suoi abitanti: aperti e cordiali, desiderosi di raccontare e di raccontarsi.

Un piccolo Paese che fa parte del Parco Nazionale del Gargano ed è celebre per i suoi agrumi: e anche loro, provati ed… approvati.

I giardini di Agrumi di Ischitella

E qui ritorno al punto di partenza: il profumo.

Così come per quei grandi amori che fanno dei giri immensi e poi ritornano, il profumo mi ha accompagnato sempre: a tavola, durante i nostri spostamenti da un luogo all’altro, nei luoghi che abbiamo visitato.

Grazie a questi Paesi, perle uniche del Gargano.

Grazie a Daunia Press Tour e Regione Puglia.

La Valle d’Itria

Valle d’Itria, viaggio nella Puglia più autentica.

I muretti imbiancati, le distese di ulivi secolari, il cielo terso anche in autunno. Bevenuti in Valle d’Itria, crocevia di provincie nel cuore della Puglia.

Grazie a un Press Tour organizzato dal Comune di Cisternino, abbiamo avuto la possibilità di visitare questo angolo di Sud che in questi anni ha avuto la capacità di costruire intorno a sé un sistema turistico di qualità semplicemente investendo sul patrimonio paesaggistico e sul capitale umano, a oggi capace di esprimere un livello di ospitalità difficilmente riscontrabile altrove.

Proprio lo spirito di intraprendenza che contraddistingue la zona e la voglia di consolidare quanto realizzato finora hanno spinto gli amministratori di Cisternino – in particolare l’assessore Mario Saponaro – a organizzare la Conferenza Internazionale dei Borghi del Mediterraneo, un appuntamento annuale che ha portato al confronto amministratori, opinion leader e addetti ai lavori provenienti dai paesi del bacino mediterraneo. Una manifestazione che se da un lato ha dato la possibilità di ampliare la platea dei soggetti attuatori di buone prassi, dall’altro ha permesso a Cisternino di emergere in tutta la sua bellezza e magia. Durante tutta la settimana si sono susseguiti incontri tematici, mostre d’arte contemporanea e di fotografia, gite fuori porta che hanno coinvolto i partecipanti in emozionanti tour tra i comuni della Valle d’Itria, da oggi impegnati a promuoversi attraverso un unico brand.

Il press tour ci ha dato la possibilità di conoscere in maniera più approfondita questo pezzo di Puglia compreso tra il mare e i rilievi interni, permettendoci di assaporarne fino in fondo profumi e atmosfere che riportano a un recente passato fatto di tranquillità, natura incontaminata e ovviamente – siamo sempre in Puglia! – di buon cibo.

Cisternino

Dicono che gli inglesi si siano innamorati follemente di questo borgo tanto da essersi trasferiti in tanti da queste parti. Sarà per il piccolo centro storico dal sapore antico, sarà per i vicoli che ruotano intorno alla piazza principale del paese, sarà per la rigogliosa boscaglia che lo circonda, un fatto è certo: basta passare un paio di giorni qui per capire facilmente i motivi di questa attrazione.

E non serve seguire un itinerario preciso, basta girare facendosi guidare dai giochi di luce che si animano sulle pareti delle case del borgo antico. O semplicemente dai profumi dei “fornelli”, le antiche e tradizionali osterie regno incontrastato delle “bombette”.

Se capitate da queste parti, d’obbligo una visita da Santoro, salumificio di alta qualità famoso nel mondo per la produzione del Capocollo di Martina Franca.

Ostuni

La “città bianca” per eccellenza si eleva sulla Valle degli Ulivi secolari che la divide dal mare. I suoi vicoli che salgono verso la Cattedrale di Santa Maria dell’Assunzione, edificata nel 1435, vivono freneticamente tutto l’anno grazie alle migliaia di turisti attratti dall’unicità di questo borgo. Artigianato tipico e piccole botteghe enogastronomiche contribuiscono a colorare le bianchi pareti delle case tipiche e regalano ai frequentatori uno scorcio della Puglia più autentica e tradizionale.

Ceglie Messapica

Ceglie è un piccolo gioiello, un borgo sonnecchiante in cui gli elementi di architettura medioevale si mescolano con quelli di epoca tardo barocca aumentandone a dismisura il pathos.

Affascinante il Castello Ducale, di epoca normanna, che domina il borgo medioevale dal punto più alto del borgo.

Impossibile parlare di Ceglie senza menzionare l’Osteria Cibus, fiore all’occhiello della ristorazione regionale. Un angolo di pace e appagamento difficili da ritrovare altrove, magistralmente gestito da “Lillino” che da ottimo padrone di casa da la possibilità ai suoi ospiti di visitare le grotte dove campeggiano formaggi e salumi di produzione propria i cui profumi inebriano i clienti prima ancora di sedersi a tavola. La sua cucina verace e sincera è il miglior biglietto da visita per il borgo.

Locorotondo

La “città del vino”, in provincia di Bari, condivide con Cisternino e Martina Franca l’affaccio sulla Valle d’Itria. Anche qui le pareti imbiancate connotano un centro storico incantevole caratterizzato dalle “cummerse”, le abitazioni tipiche con i tetti spioventi. La conformazione a spirale è la particolarità di questo borgo, dal quale si possono osservare alcuni dei panorami più belli di tutta la regione, grazie anche alla presenza di centinaia di “trulli” che puntellano la rigogliosa e verdeggiante campagna sottostante.

Martina Franca

Città barocca, Martina Franca deve molto del suo fascino e della sua importanza ai Duchi di Caracciolo, fautori anche della costruzione del Palazzo Ducale che oggi, oltre ad ospitare la sede del Comune, è anche un importante polo museale.

Il borgo è un esempio perfetto di architettura barocca e neoclassica, perfettamente sintetizzati nella piazza semiellittica dedicata a Maria Immacolata.

A due passi domina sul centro storico la Basilica di San Martino, edificata a metà ‘700 e dedicata al santo patrono della città, San Martino.

Autismo, tra spettri e paure.

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E’ di pochi giorni fa la notizia che ha visto una mamma di Modena, ritrovarsi da sola con il suo bambino autistico a festeggiare il compleanno di suo figlio.

Nessuno dei genitori dei suoi piccoli compagni d’asilo aveva accettato l’invito a partecipare alla sua festa di compleanno.

Eppure, questa scena così fastidiosa l’avevo già vista nella prima puntata della serie Tv della Bbc One: “The A World- La prima stagione”.

I genitori di Joe, scoprono che tutta la classe parteciperà al compleanno di Mark – i cui genitori – hanno pensato bene di invitare alla festa tutti i bambini, tranne uno, loro figlio Joe.

L’incredulità, la rabbia, la frustrazione e l’impotenza davanti ad un’ingiustizia così assurda, porta la giovane coppia a lasciarsi andare ad un pianto irrefrenabile di disperazione e solitudine davanti a tanta ignoranza e cattiveria.

La rappresentazione dell’autismo e più in generale della disabilità intellettiva e relazionale ha bisogno di un linguaggio scientifico appropriato che favorisca la conoscenza e il rispetto della persona.

Con questa doverosa premessa – i giornalisti della Lombardia – si sono avvicinati al tema con una giornata promossa dall’Ordine professionale regionale, dal Comune di Milano – Assessorato alla Cultura – e in collaborazione con Fuoricinema srl e il Centro culturale Asteria di Milano.

Qual è la differenza tra Autismo, Sindrome di Asperger e Sindrome dell’X Fragile?

Su questo tema, non c’è la stessa visione anche da parte dei più autorevoli esperti del settore e non saremo certo noi a poter fornire una risposta che metta d’accordo tutti.

Se per Autismo e la Sindrome di Asperger ci sono diverse similitudini che portano numerosi scienziati a identificarle allo stesso modo, per la sindrome dell’X Fragile si intende una condizione genetica ereditaria che è causa di disabilità cognitiva, problemi di apprendimento e relazionali.

Vediamo quali sono i tratti salienti di una persona con autismo:

  • Tendenza alla perfezione;
  • Persistenza sul compito;
  • Abilità di focalizzarsi sui dettagli;
  • Tendenza a stare soli;
  • Interesse moderato per i giudizi sociali.

“Nel 1944 il pediatra viennese Hans Asperger identificò alcuni bambini dalle caratteristiche comuni: innanzitutto, questi bambini avevano “interessi specifici”, ovvero passioni insolite, quasi ossessive, come: serbatoi d’acqua, treni, etc.

Gli autistici possono diventare dei veri e propri esperti nella loro materia d’elezione, snocciolando aspetti tecnici e dati.

La loro preparazione è alquanto strabiliante. Il Dottor Asperger notò in questi bambini una memoria e delle capacità di apprendimento eccezionali ma unite a difficoltà di concentrazione, a molte angosce. Dal punto di vista fisico hanno un’andatura e una coordinazione motoria molto goffa”.

Avere una chiave di lettura diversa su questa tipologia di disturbo dello sviluppo neurobiologico che impedisce a chi ne è affetto di interagire in maniera adeguata con le persone e con l’ambiente, diventa fondamentale: attraverso un percorso di immedesimazione e di sperimentazione diretta e attiva si prova – con fatica – a tentare di comprendere e di immedesimarsi con chi vive questa situazione di vita quotidianamente. Si tratta di un’esperienza forte, emozionante, a tratti può lacerarti ed essere devastante per il tuo stesso equilibrio psicofisico.

Roberta Sala, Psicopedagogista e Docente all’Università Cattolica di Milano, ha presentato un progetto che ha visto persone con autismo protagoniste della realizzazione di scatti fotografici, intitolato: “Guarda ciò che sento”.

Il progetto mira ad osservare le foto e analizzarle come manifestazione del quadro relativo allo Spettro Autistico.

La realtà viene vista attraverso lo sguardo fotografico delle persone con autismo.

I 7 ragazzi protagonisti – tutti di età compresa tra i 9 e i 12 anni –con una macchina digitale hanno girato per le strade di Milano fotografando aspetti, situazioni, cose e persone che catturavano la loro attenzione.

La visione di queste immagini ha un effetto spiazzante: questi ragazzi hanno fotografato tutto quello che molti di noi non penserebbero neppure lontanamente di fotografare.

Un particolare, un oggetto in lontananza, un’inquadratura originale ci fanno guardare attraverso gli occhi di questi ragazzi.

E ci si accorge che loro vedono ciò che tu non riesci neanche lontanamente ad immaginare.

Non potevo non chiedere a chi vive ogni giorno questa esperienza, il proprio punto di vista sull’autismo: ho parlato con una Madre, Francesca e con un padre, Fabio.

 Giacomo ha 29 anni, è affetto da Sindrome X fragile, si è laureato brillantemente all’Università di Pisa nel Novembre del 2017, completando il percorso magistrale discutendo una tesi su: “L’incontro con l’Altro: la diversità tra mito, fiaba e realtà”.

Giacomo già nel 2014, si era laureato in Lettere Moderne, sempre all’Università di Pisa con una tesi, dal titolo: “Il male immaginato: fenomenologia e fascino del male nella Gerusalemme” discussa con il Prof. Sergio Zatti.

Di seguito la lettera che Francesca, la mamma di Giacomo mi ha inviato:

“Il vagito di un bambino è un uscio aperto su un mondo di possibilità, ma se su quell’uscio si erge il mostro che chiamiamo autismo, l’accesso a quelle possibilità sembra interamente precluso. Su tutti i sentimenti che possono agitarsi dentro di te è la paura che ha il sopravvento, paura per quel figlio che, pur ad un passo da te, appare irraggiungibile. L’istinto ti porta a desiderare di assumere su di te anche quella che immagini sia la sua paura, la sua sofferenza, ma capisci ben presto che non è la strada giusta per restituire a tuo figlio, almeno in parte, le possibilità che la vita promette, che il primo passo utile è rinunciare alla paura. È innegabile che quello in compagnia dell’autismo sia un viaggio su un terreno molto accidentato, ma se pensiamo di doverlo affrontare da soli, sbagliamo perché la prima mano che si tende in nostro aiuto è proprio quella di quel figlio, di quel bimbo che non ti guarda, che non si volta se lo chiami, che non ti corre incontro, che non si lascia abbracciare, che si impegna costantemente in un’unica attività e solo in quella… e con ogni comportamento ti lancia una richiesta di aiuto e nello stesso tempo ti indica la via affinchè tu possa darglielo. Se come genitore avevi pensato di poter essere maestro, impari ben presto che il vero maestro è lui, tuo figlio, una persona che ha diritto alla propria unicità e non un modello come molti vorrebbero farti credere. Si può sconfiggere l’autismo? Purtroppo la risposta è negativa, l’autismo non è assimilabile ad un arto mancante rimpiazzabile con una protesi, ma è un ostacolo che per alcuni aspetti può essere aggirato. Così quel figlio che qualcuno incautamente aveva definito <<senza alcuna attività di pensiero>> oggi ha conquistato una laurea magistrale in Lingua e Letteratura Italiana pur conservando tutte le proprie difficoltà. Il suo è un percorso valido per tutti? Ancora una volta la risposta è negativa, ogni persona ha il proprio percorso e quanto costi trovarlo in termini di fatica e di sofferenza deve sperimentarlo da sé ma nella consapevolezza che tale percorso esiste e questo vale anche per noi genitori che in questa ricerca costituiamo spesso l’unico aiuto nel vuoto che l’autismo crea intorno a chi l’ha incontrato”.

Di seguito, Fabio, racconta la sua esperienza con Chicco che ha 4 anni:

“È veramente molto difficile poter parlare di autismo o comunque farlo in un’unica seduta. L’autismo di un figlio lo vivi quotidianamente ed è proprio nel quotidiano che ti scontri contro tutti i problemi, le difficoltà, i traguardi ed i successi che insieme vengono affrontati. Poi le lungaggini burocratiche o meglio le lunghe liste di attesa e i pochi progetti dedicati lasciano le famiglie in totale solitudine per troppo tempo. I genitori si trovano a dover accettare una diagnosi veramente pesante che non necessariamente viene accettata anzi spesso e volentieri l’alto livello di stress porta allo scioglimento della famiglia. Scarse sono le armi o meglio le strategie per poter avvicinarsi al bambino e gli insuccessi rischiano di portare grande frustrazione nel genitore. L’amore per il proprio figlio è l’unica forza che ti consente di vivere in questa situazione è lottare contro tutto. Sino ad oggi non ho voluto confrontarmi con genitori di bambini con la medesima problematica perché ho voluto vivere mio figlio come unico esemplare speciale e cercare di scoprire il mondo insieme. L’accesso a questo progetto sperimentale mi ha messo di fronte ad altri genitori con figli autistici e, in quel contesto, ti rendi davvero conto di quanto siano diverse le caratteristiche e di quante costanti possano determinare il recupero di un soggetto. Gli operatori dovrebbero poter intervenire tempestivamente, lavorare in maniera intensiva creando una rete solida con le famiglie e soprattutto con le scuole. Anche in questo caso ci vuole una grandissima fortuna a trovare persone serie, preparate, volenterose e umane. Nel nostro caso sino ad oggi abbiamo trovato buoni professionisti e soprattutto ottime persone con valori importanti di vita che hanno aiutato Federico per portarlo a grandi risultati di autonomia. Sicuramente la collaborazione da parte sua è un grande stimolo anche per gli operatori. Motivo per il quale si tende a non mollare mai anche se è veramente molto difficile non fermarsi! Penso sia fondamentale supportare le famiglie anche a livello psicologico e permettere al bambino di avere il più possibile di stimoli positivi. Inoltre bisogna porre attenzione costante ed informare più possibile la popolazione e soprattutto fare corretta informazione riguardo ai vaccini esavalenti: troppe le “coincidenze“ di bambini cambiati a seguito dell’iniezione.

Nel progetto denominato: “Echocilia” un noto fotografo americano ha raccolto immagini che ritraggono la vita di tutti i giorni dall’età di tre anni del figlio Elijah.

Chiudo questo articolo con una frase che Timothy Archibal ha dedicato a suo figlio Elijah:

“Io non voglio che Elijah pensi di essere normale.

Voglio che lui abbia la consapevolezza di essere diverso, ma che questo non sia necessariamente un male.”

Norman di Lieto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cerignola is Puglia too!

Il Gruppo di Blogger e Giornalisti durante il Press Tour: “Sulle strade di Peppino Di Vittorio”

Quando penso a Cerignola  non riesco a non pensare a Giuseppe Di Vittorio e quando penso a Giuseppe Di Vittorio non riesco a non pensare a Cerignola e proprio per un semplice motivo: entrambi hanno sovvertito un destino avverso con la determinazione, la forza di volontà, la passione, la purezza degli ideali e dei valori che sono patrimonio di questa Terra.

Ho partecipato grazie alla Regione Puglia ad un Press Tour organizzato egregiamente da Daunia Press Tour insieme a giornalisti e Blogger.

 

Ho conosciuto Enrica, Giornalista de: “IlSudOnLine” ( www.ilsudonline.it ) ed i bloggers: Claudia ( www.vocedelverbopartire.com ), Veronica ( www.oggidoveandiamo.com), Andrea ( www.happilyontheroad.com) e Matteo ( www.travelstelling.com ) ma ho imparato a conoscere una Terra, che  mi rimarrà per sempre nel cuore.

E vi racconto perché.

Intanto un Grazie di cuore soprattutto a Giovanni Rinaldi, Luca d’Andrea, Francesco Quitadamo e  Mariangela Mariani per il prezioso supporto che ci hanno fornito.

L’unica colpa che si può imputare a Cerignola è quella di essere nata in Puglia senza essere bagnata dal mare. Ma anche il destino cinico e baro si può tranquillamente sovvertire se ci si affida alle doti tipiche di questa Terra e dei suoi abitanti: passione e determinazione.

La stessa determinazione che contraddistinse la vita di Giuseppe Di Vittorio che nacque proprio qui a Cerignola nel 1892 e che con la sua passione cercò di cambiare le cose sin da quando a soli 8 anni si trovò a dover lasciare la scuola per lavorare come “Scaccia-corvi” negli stessi latifondi dove il Padre perse la vita, massacrato dalla fatica e dalla fame.

Autodidatta, sempre assetato di conoscenza – divenne sin da subito – il punto di riferimento per gli altri Braccianti che guidò nelle prime proteste organizzate per ottenere salari e condizioni di lavoro migliori rispetto a quelle esistenti.

Il Press Tour si chiama – non a caso – “Sulle strade di Peppino Di Vittorio” proprio per far comprendere come il binomio tra Cerignola e Di Vittorio è inscindibile e legato a doppio filo.

A Cerignola c’è voglia di riscatto.

Lo si incontra nelle Cooperative strappate alla Mafia e riconsegnate alla legalità – non senza sforzi e rischi – come: “Pietra di Scarto” ed “Altereco” dove ettari di terreno vengono fatti rifiorire grazie alla volontà di giovani pronti a ridare dignità al presente e a garantire un futuro – in primis a se stessi – ma soprattutto a Cerignola e a tutti i cerignolani.

Alla Cooperativa Pietra di Scarto

Alla Cooperativa Pietra di Scarto

Così come chiedeva a gran voce Giuseppe Di Vittorio nella Masseria: “Durando e Cirillo” primo luogo di lavoro del bambino strappato alla scuola, ma già senza paura alcuna nel rivendicare per tutti i braccianti, la dignità.

Cooperativa sociale alter eco

Cooperativa sociale alter eco

Aveva visto morire di fatica il Padre, aveva assistito a scene di miseria e di sopraffazione nelle Piazze del Paese per decidere chi potesse lavorare e chi no nelle Terre dei padroni. Da quella scelta poteva cambiare la quotidianità di una persona: lavorando si sarebbe potuto mangiare oppure no. Ma anche l’essere “arruolati” spesso non bastava, la piccola porzione di pane duro con un “filo” d’olio era una ricompensa al limite della decenza per una giornata trascorsa nei campi e per la stessa dignità dei braccianti.

La vita di Giuseppe Di Vittorio è stata straordinaria nella sua cavalcata continua, tra sopraffazione e dignità, tra miseria e riscatto: protagonista assoluto del Novecento e precursore dei tempi con i suoi messaggi ancora oggi attualissimi.

Giuseppe Di Vittorio

Nel 1915 parte per il Fronte nei Bersaglieri per la prima Guerra Mondiale. Al ritorno sposa Carolina Morra e avranno due figli: Baldina e Vindice ( dal nome inusuale del figlio e dal suo significato: “Colui che rivendica” si comprende molto della figura di Peppino Di Vittorio).

Diviene il più giovane Segretario generale della Camera del Lavoro a Minervino Murge a soli 20 anni.

Lasciare Cerignola per andare a Minervino Murge, significa visitare un luogo che viene anche definito: “Il balcone delle Puglie”. Situato all’orlo dell’ultimo gradino calcareo che si affaccia sulla Fossa Premurgiana, questo luogo di neppure diecimila abitanti ci lascia incantati.

La poesia dei suoi vicoli, delle sue case e dei fiori che ne celebrano l’unicità e la particolarità ci catapulta in uno scenario di rara bellezza e ne restiamo tutti profondamente colpiti.

Un’abitazione a Minervino Murge

Una citazione a parte, merita il cibo: materie prime e prelibatezze della tradizione contadina, attraggono turisti da ogni parte del mondo per assicurarsi leccornie da leccarsi i baffi.

Nel Febbraio del 1921 dopo aver organizzato lo sciopero generale, Giuseppe Di Vittorio viene arrestato.

La visita al Carcere di Lucera e la possibilità di entrare in quella cella che per ben due volte “accolse” Peppino Di Vittorio fa capire come il principio di libertà sia venuto a mancare nei confronti di chi combatteva per la stessa. A favore degli ultimi.

L’esterno del Carcere di Lucera

Dopo il suo primo arresto, i socialisti gli offrono un posto in Parlamento.

Di Vittorio diventa deputato.

E’ con l’arrivo del Fascismo e l’inizio della Seconda Guerra mondiale che si inaspriscono ancor di più le condizioni dei braccianti e lo stesso Di Vittorio si ritrova a dover fuggire da Cerignola – prima andando a Roma – poi in Russia e, infine, a Parigi.

Nel frattempo si iscrive al Partito Comunista di Palmiro Togliatti e Antonio Gramsci, combattendo anche con la Resistenza per contrastare la presa del potere del Generale Francisco Franco in Spagna.

A Parigi dirige il giornale: “La Voce degli Italiani” – Un quotidiano per gli esuli e per gli emigrati, per la pace, per la libertà.

Proprio per riallineare il filo della storia, l’aiuto dello storico Giovanni Rinaldi ci consente di comprendere meglio tutti i percorsi accidentati che Di Vittorio percorse durante la sua vita, senza mai perdere di vista il fine ultimo della sua esistenza: rivendicare e lottare contro le ingiustizie, combattere per la libertà.

Per comprendere meglio la statura etica e morale del grande sindacalista e politico cerignolano, basta visitare l’Associazione: “Casa Di Vittorio” a Cerignola dove volontari appassionati ne conservano le memorie, le gesta e ne testimoniano l’insegnamento ancora attuale per la società un pò schizofrenica di questi tempi. Vedere diversi giovani impegnati per il Servizio civile presso questa Struttura, rappresenta un Ponte ideale tra chi ha conosciuto e si ricorda ancora la figura di Di Vittorio e chi ne porterà avanti il ricordo attraverso la condivisione della conoscenza.

L’incontro presso la sede dell’Associazione Casa Di Vittorio

 

Anche la visita presso l’Azienda Santo Stefano dei Conti Pavoncelli è di per sé illuminante.

In una tenuta dalla gestione virtuosa, nasce: “La bella di Cerignola”.

Olive verdi e olive nere che sono un incanto, orgoglio di questa Terra e la cui lavorazione è oggetto di studio e di continue visite da parte di Scuole, Istituzioni e di appassionati. ( www.labelladicerignola.com ).

L’ingresso dell’Azienda Santo Stefano dei Conti Pavoncelli

E proprio qui alla fine della visita, ci viene letta la missiva ( da brividi, considerando la corruzione che spesso ci tocca sentire nelle notizie di attualità politica ) che Di Vittorio inviò al sig. Preziuso che per conto di Pavoncelli, gli consegnò a casa un regalo in segno di stima e di amicizia.

 

Uno scorcio all’interno della Tenuta dei Conti Pavoncelli

Da leggere:

– CERIGNOLA –
li 24 Dicembre 1920

Egregio Sig. Preziuso.
In mia assenza, la mia signora ha ricevuto quel po’ di ben di Dio che mi ha mandato.
Io apprezzo al sommo grado la gentilezza del pensiero del suo Principale ed il nobile sentimento di disinteressata e superiore cortesia cui si è certamente ispirato.

Ma io sono un uomo politico attivo, un militante. E si sa che la politica ha delle esigenze crudeli, talvolta brutali anche perché – in gran parte – è fatta di esagerazioni e di insinuazioni, specialmente in un ambiente – come il nostro – ghiotto di pettegolezzi più o meno piccanti.

Io, Lei ed il Principale, siamo convinti della nostra personale onestà ma per la mia situazione politica non basta l’intima coscienza della propria onestà.
E’ necessaria – e Lei lo intende – anche l’onestà esteriore.
Se sul nulla si sono ricamati pettegolezzi repugnanti ad ogni coscienza di galantuomo, su d’una cortesia – sia pure nobilissima come quella in parola – si ricamerebbe chi sa che cosa.
Si che, io, a preventiva tutela della mia dignità politica e del buon nome di Giuseppe Pavoncelli, che stimo moltissimo come galantuomo, come studioso e come laborioso, sono costretto a non accettare il regalo, il cui solo pensiero mi è di pieno gradimento.
Vorrei spiegarmi piu’ lungamente per dimostrarle e convincerla che la mia non è, non vuol essere superbia, ma credo di essere stato già chiaro. Il resto s’intuisce.
Perciò La prego di mandare qualcuno, possibilmente la stessa persona, a ritirare gli oggetti portati. Ringrazio di cuore Lei ed il Principale e distintamente per gli auguri alla mia Signora.

Forse, il senso di questo Tour sta tutto qui.

Nel messaggio ancora attuale che Di Vittorio ci ha lasciato: l’onestà e l’etica come capisaldi imprescindibili del proprio vissuto quotidiano di bracciante, cittadino, sindacalista, politico e combattente.

Da bracciante fino ad arrivare a guidare il sindacato unico della Cgil – allora non ancora diviso e unico sindacato – sempre con le sue doti di cerignolano: appassionato e determinato.

Lo stesso sentiero da lui tracciato, lo abbiamo ripercorso oggi tra i cerignolani e gli abitanti della Daunia, di quel pezzo di Tavoliere non baciato dal Mare e poco conosciuto ma che ci ha fatto scoprire una Terra fiera, orgogliosa e forse troppo discreta nel decantare le proprie virtù.

Questo mio pezzo vuole essere una ostentazione voluta e meritata di quel che rappresenta questo territorio: passione, determinazione ed accoglienza senza pari.

Il microclima, le ambientazioni e il cibo fanno il resto. Visitate Cerignola e la Daunia.

Chiudo con un racconto che mi ha fatto emozionare e che voglio condividere con voi.

Non appena arrivato a Cerignola, sono stato accolto dal B&B Casa Moccia – Maison d’Antan – ( www.casamoccia.it ) e dal proprietario, il sig. Filippo.

 

Sulla splendida terrazza del B&B di fronte alla Chiesa del Carmine di Cerignola

Una volta averci accolto egregiamente, ci ha raccontato la storia del suo B&B.

“Questa è la vecchia casa in cui sono cresciuto con i miei genitori. Ho trascorso qui la mia infanzia e dopo qualche anno lasciammo la casa perché eravamo in affitto. Pochi anni fa, passando per il Centro di Cerignola,  ammirandola con il sentimento di un uomo che, riguardandola, riapre il cuore e il suo personale libro dei ricordi, leggo un cartello: “Vendesi”.

Mi dirigo verso l’Ufficio dell’Agenzia immobiliare sperando che non sia stato ancora venduto. Il destino mi aiuta – così perfeziono l’acquisto – e la casa torna a far parte della mia Famiglia. Ma decido di condividerla con gli altri. La ristrutturo, senza stravolgere nulla. E penso, insieme a mia moglie e ai miei figli: ‘Questa bellezza deve essere a disposizione di tutti. Sono a casa mia, dove sono cresciuto, ma gli ospiti quando verranno qui si troveranno soprattutto a casa loro.”

Passione  e determinazione è Cerignola.

Passione e determinazione scorre nelle vene dei cerignolani.

Un saluto e un ringraziamento al Sindaco e al Vice Sindaco di Cerignola con cui abbiamo condiviso un pranzo anch’esso costellato da racconti su questa terra molto interessanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Molestia, cosa sarebbe?

In questi giorni di “tam-tam” continuo mi sono chiesto che cosa fosse.

Avendo avuto la fortuna di non averne mai subita una e, fino a prova contraria, perpetrata.

Credo sia un terreno scivoloso su cui impostare una discussione, dove chiunque abbia preso posizione l’ha fatto, come sempre, comportandosi da ultras di una fazione piuttosto che dell’altra.

Perché il dibattito attuale è diventato talmente “povero e spicciolo” che alla fine o si è con chiunque la denunci, “senza se e senza ma”, dall’altra parte, c’è invece chi, dimostrandosi poco propenso a credere alle denunce postume, passa per “machista” o prevaricatore a prescindere.

Lo scetticismo, come forma mentis, possiamo ( ancora ) contemplarlo?

La parola dell’accusatore contro quella dell’accusato e che, spesso, sono divergenti.

E’ un argomento “molto scivoloso” e cercare di comprenderne il significato e la linea di confine che, una volta oltrepassata, sconfina nella “molestia” non è semplice.

Ma vediamo il significato di questo termine, nell’immagine qui sotto.

molestia

Mettiamo, intanto, dei punti fermi: chi ha subito una molestia e trova il coraggio di raccontarlo, va aiutato due volte.

Una prima volta perché dover far riemergere ricordi assai spiacevoli e destabilizzanti non deve essere facile per nessuno.

Una seconda volta, perché dovrà essere supportata in maniera ancora più decisa: per il coraggio che la persona dimostra nell’affrontare nuovamente quel calvario già vissuto, suo malgrado, in precedenza.

Ma ciò che mi colpisce è anche l’aspetto giuridico: “qualsiasi atto che comporti menomazione o soppressione del potere di godimento spettante al titolare di un diritto”.

Che cosa vuol dire?

Significa che se sono un’attrice ( cito volutamente questo genere di professione per il caso Weinstein ) e voglio una parte in un film, ne ho pieno diritto. Ma, se per averlo, devo passare dal: “Falò del Produttore” ( libro sui soprusi dei produttori di Hollywood negli anni ’50, ndr ) siamo di fronte ad una molestia.

Una molestia che è doppia:

  1. perché se accetti l’avance ottieni la parte, dovendoti piegare ad un volere che è un sopruso, un “abuso di potere”;
  2.  perché se non accetti l’avance non ottieni la parte e sei privata in maniera subdola ed arbitraria di godere appieno di un tuo sacrosanto diritto.

Ora, perché tanta “cattiveria” nei confronti di chi denuncia?

Perché siamo così cinici da non crederci?

Perché abbiamo dato per scontato che per arrivare in una certa posizione, senza dubbio qualcuno abbia utilizzato una scorciatoia e, l’altro, titolare di un ruolo e del “potere” gliel’abbia indicata per arrivare per prima ad ottenerla, rispetto a tutti gli altri.

Conosciamo casi, personalmente, in cui è successo?

Conoscere situazioni e dinamiche di questo tipo, ci porta a non credere a prescindere alle denunce che vengono fatte, anche da personaggi famosi?

Abbiamo forse degli stereotipi, duri a morire, due di questi, rimangono capisaldi:

L’uomo: deve essere ricco e potente.

La donna: bella ed attraente.

Se l’uno è ricco e potente, avrà la donna bella ed attraente.

Se la donna è bella e attraente, avrà l’uomo ricco e potente.

Se lo scenario è questo, diventa difficile riconoscere una molestia e mostrare la giusta solidarietà nei confronti di chi, avendola subita, si ritrova a dover combattere anche contro un nemico che non pensava di trovare: la gretta superficialità.

 

 

Fatti, opinioni e preconcetti

Due mesi fa, alla nascita del bimestrale: “On Air” -il giornale che dà voce a Malpensa- il nostro Liguori firmava il suo e nostro primo editoriale sottolineando un concetto fondamentale: far tornare i fatti ad essere i protagonisti delle notizie.

In un’epoca dove la mia verità e le mie convinzioni vengono delegate al politico di turno e non solo diventa difficile ristabilire di chi mi possa o mi voglia fidare.

Una notizia può essere riportata in maniera diametralmente opposta se si vuole fare in modo che i fatti vengano letti a nostro personale uso e consumo.

Ciò che preoccupa in quest’epoca schizofrenica dove si ha un’idea su quasi tutto e poche conoscenze approfondite sulla maggior parte di ciò che avviene, si comprende bene come ci si trovi davanti ad una sorta di cortocircuito generale.

Se da una parte si dà la colpa ai media, dall’altra invece non si considera come il pubblico non creda che ai media cui decide di credere per preconcetto.

E qui entra in campo il preconcetto.

Che cos’è?

Se aggettivo: “Di quanto rispecchia una presa di posizione eccessivamente affrettata e spesso priva di qualsiasi fondamento oggettivo”

Se sostantivo maschile: “Opinione che, non essendo sostenuta dall’esperienza, può costituire un serio ostacolo alla formulazione di un giudizio appropriato.”

Provate come si fa in statistica ad utilizzare un paniere limitato alle persone che parlano di politica per esempio.

Che voi le conosciate bene, o meno bene, avrete modo di comprendere di come la loro idea si formi su notizie riportate su alcuni media piuttosto che su altri, di ciò che dice un politico, ma se un esponente di un altro partito dovesse affermare o, peggio, attuare nel concreto, qualcosa di sensato, di utile per la collettività rimarrebbe un pidiota se del Pd, “grullino” se dei 5 stelle, etc. etc.

Oggi i fatti non esistono più.

Esistono le notizie ad uso e consumo di chi legge e che sappiamo che vogliono quel tipo di notizie perché la stanno leggendo su un quotidiano piuttosto che un altro.

Sembra tutto così preconfezionato, piatto.

Ma se davanti ai fatti drammatici come quelli recenti accaduti a Barcellona, per molto tempo si era sparsa la notizia infondata che i terroristi erano asserragliati con degli ostaggi all’interno di un bar, a chi crediamo?

A chi deleghiamo ( spesso con troppa disinvoltura ) la lettura delle notizie.

Da giornalista leggo tante bufale, cazzate e adotto strumenti il più possibile oggettivi per leggere la realtà che molti vorrebbero farmi vedere come piace a loro.

Sarebbe il caso di adottare i giusti “anticorpi” di fronte ad eccesso di notizie, spesso confezionate da “ultrà” di una fazione piuttosto che da cronisti che raccontano i fatti.

 

EMIllumino d’immenso

Non riesco a dormire.

Questa mi ricorda una di quelle notti insonni trascorse davanti alla tastiera del pc a scrivere, ma stanotte è diversa da tutte le altre.

Un silenzio inatteso anima il mio appartamento dopo un pomeriggio surreale trascorso, io come tanti altri, al tuo fianco.

Le stanze cupe ed insignificanti di quel palazzone grigio erano stranamente colme di un profumo che, solo la tua presenza, ha permesso che si propagasse in maniera soave e decisa allo stesso tempo: questo profumo si chiama “amore”.

Con grazia e leggerezza attraversavi la vita delle persone che sceglievi, che ti sceglievano per quello che sapevi essere: te stessa.

In un mondo fatto di tanti attori, tu eri VERA.

Lo dicevi sempre: “Io sono anarchica”.

Ed io che ti prendevo in giro, e tu che sorridevi, perché io ero quel Furio sempre pronto a puntualizzare tutto, anche quando sinceramente, avrei potuto farne a meno, ma tu ci sorridevi su quelle mie pignolerie inutili. Furio basta, scendi dal piedistallo! E io, zitto.

Hai insegnato la leggerezza anche a chi, come me, talvolta ti appesantiva con delle cose banali, ma a te piaceva ascoltare, consigliare, abbracciare la causa a prescindere dall’importanza della stessa.

Chissà se ti sei resa conto di come con il tuo esempio tu ci abbia reso diversi, forse migliori.

Chissà se questo vuoto che sent(iam)o dentro sarai ancora in grado di riempirlo, ancora una volta, come solo TU eri in grado di fare.

Mio padre, davanti alla morte, mi ha insegnato la “pietas” – chiunque lasci questa terra sembra sia stato sempre bravo, buono e bello, subentra appunto la pietas – ma tu lo sei stata davvero una gran persona, non ho bisogno di aprire il mio cuore all’ipocrisia per affermare che tu hai amato pienamente dimostrandoti una delle persone più generose che ricordi.

Per chi, come me, ha sempre odiato e cercato di combattere le ingiustizie, si trova impotente davanti alla più grande ingiustizia con cui dovremo convivere.

Ma tu ci vorresti vivi, allegri, uniti.

Come a quelle cene a cui non mancavi per nulla al mondo, adoravi stare insieme a tutti noi, insieme alle persone che amavi e che ti ameranno per sempre.

Vivrai sempre nei cuori di chi ti ha amato. Non ti lasceremo mai andare via da lì.

Ciao Emy.

 

 

Midnight in Paris…

Non tutti comprendono fino in fondo la bellezza di Parigi.

Sì è vero, tutti la adorano ed amano fotografarla  negli angoli più conosciuti, turistici e rinoscibili ai più , considerandola come il posto più romantico del mondo.

Nelle mie frequenze parigine ciò che adoro particolarmente  è  vagare e camminare senza meta come un amante impazzito che cerca di inseguire la sua donna,  sperando di ritrovarla ogni volta in un posto diverso, sempre più bello di quello precedente, mentre lei ti attende con elegante disinvoltura, regalandoti, ancora una volta,  emozioni uniche.

Come il protagonista del film di Woody Allen, in: “Midnight in Paris” che vaga come impazzito per la Ville Lumiere in un mix di passione, estasi e follia che lo porta ad immaginarsi insieme ai grandi intellettuali parigini del passato durante le sue passeggiate notturne, incompreso dalla moglie che lo lascia perdersi nel proprio delirio solitario, così io mi immagino che non sia mai troppo tardi per andare a dormire in una città che ha sempre qualcosa da dire, anzi, da sussurrarti all’orecchio con quella sensualità un po’ aristocratica capace di farti perdere i sensi.

E così anche stanotte,  vaneggio su dove mi aspetterai e pensando di continuo a cosa mi dirai ancora una volta,  cammino sorridendo tra gli sconosciuti , senza che questo mi abbia ancora stancato.

Succederà un giorno?

Non credo, Paris.

#ditantoamore