Il Viaggio.

Forse il più grande errore da parte mia è stato quello di capirlo tardi. Ma come ti insegnano da sempre: “Meglio tardi che mai”.

Hai voglia di partire, di lasciarti per un momento tutto alle spalle e di abbracciare quello che ti aspetta.

Il nuovo, il diverso, lo sconosciuto.

Pronto a riconoscerlo come qualcosa che cercavi da sempre: vivendolo con occhi nuovi, rinnovati da tante esperienze passate che ti hanno segnato, scalfito e perché no, talvolta affossato.

Gli stessi occhi che hanno saputo leggere tutte le situazioni.

E questo tuo viaggio hai solo voglia di viverlo da solo, per arricchirti come piace a te, come vuoi te, con quel sano egoismo che spesso, anche se in molti potrebbero pensare il contrario, non ho fatto vincere proprio quando sarebbe davvero servito.

Vi lascio con quello che un Vecchio saggio disse a Tiziano Terzani sull’Himalaya.

“Il vero guru è quello che sta dentro di te, qui. Tutto è qui. Non cercare fuori di te. Tutto quello che potrai trovare fuori è per sua natura mutevole, impermalente. La sola stabilità che può aiutarti davvero è quella interiore”.

Inutile dire che partirò con la trilogia del grande giornalista nel mio bagaglio: “Un indovino mi disse” – “Un altro giro di giostra” e ” La fine è il mio inizio”.

 

 

Ciao Antonio.

E così Antonio mi fai ricordare quei bei tempi spensierati, quelli delle gite a San Nicolò, il piccolo paese attaccato a Piacenza dove avevi la tua pizzeria in cui Pippo Inzaghi, giovane campione in erba, si gustava le tue pizze, made in Costiera amalfitana.

Marito e padre di due figlie femmine, adoravo il tuo entusiasmo e la tua generosità. Amico della tua figlia più grande, non esitavi un solo istante a spalancarmi le porte di casa tua per accogliermi senza farmi mai sentire come un semplice ospite, ma come uno di famiglia.

Mi ricorderò sempre le partite della Salernitana, di cui eri grandissimo tifoso, che guardavamo insieme: a partire da quel 5-0 che il Piacenza ci rifilò al vecchio “Garilli”, in cui segnò anche Pippo Inzaghi.

Nella curva della Salernitana mi intimavi di sforzarmi a parlare in dialetto visto che la mia “parlata nordica” mi aveva portato ad avere diversi sguardi minacciosi da parte dei nostri stessi tifosi.

“Appena puoi parla in dialetto, Herman!”

Quando decidesti di lasciare San Nicolò piacentino per ritornare a vivere nella tua Maiori, in Costiera amalfitana, per aprire una tabaccheria, questo ci consentì di vedere ancor più da vicino la “nostra” Salernitana allo Stadio Arechi nella grande cavalcata che portò i nostri beniamini, guidati da Delio Rossi, fino alla Serie A.

Non dimenticherò mai la tua simpatia ed il tuo entusiasmo e la capacità, tutta “made in sud” di ridere di ogni episodio che potesse capitare alle nostre esistenze.

Come quella volta che ospite a casa vostra, rimasi chiuso nella doccia senza riuscire ad aprire la porta, rimanendo dentro, intrappolato e, come raccontavi sempre tu, ridendo a crepapelle con gli amici con cui ogni volta ricordavi l’episodio, affermando: “Herman era nudo come un verme dentro alla doccia senza sapere come uscire”.

La stessa porta che dall’interno, non voleva saperne di aprirsi e così, decisi di scavalcare il box, di indossare un accappatoio e di venire a segnalarvi, disperato, il guasto tecnico all’apertura della vostra doccia.

Mariella, la mia amica, la tua figlia maggiore, accorsa insieme a te, con un semplice tocco invece l’aprì con una  naturalezza disarmante che ci fece ridere per circa due ore.

Senza dimenticare che quell’episodio lo raccontavi a chiunque ogni volta che mi vedevi, ridendo divertito come se rivivessi la scena in quello stesso momento.

Mi mancherai Antonio, ma mancherai  ad ognuno di noi che come me, ha avuto la fortuna di conoscerti e di vivere con te esperienze uniche venendo trascinati dal tuo entusiasmo contagioso.

Che la terra ti sia lieve, RIP.

Con affetto,

Norman