Ogni anno questa data rimane indelebile nel ricordo di ognuno di noi: Giovanni Falcone, magistrato impegnato nella lotta a Cosa Nostra atterra all’aeroporto di Capaci proveniente da Roma, dove l’allora ministro di Grazia e Giustizia, Claudio Martelli lo volle agli Affari penali.
Troppi i veleni a Palermo: Falcone arrivo a Capaci accolto dalla sua scorta e dal suo autista personale, Giuseppe Costanza.
L’attentato in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e la sua scorta: Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro è uno degli eventi più drammatici della lotta alla mafia in Italia. Era il 23 maggio del 1992: non c’era internet, il web, i social, le notizie giunsero attraverso l’apertura delle edizioni straordinarie dei vari Tg.
Una mattanza, da cui si salvò, miracolosamente solo l’autista di Falcone, Giuseppe Costanza che si trovava sul sedile posteriore della Fiat Croma blindata che il giudice volle guidare personalmente.
Cosa Nostra fece esplodere circa 500 kg di tritolo, posizionati in un tunnel scavato sotto l’autostrada durante il passaggio dell’auto di Falcone e di quella di scorta.
Giovanni Falcone era stato, insieme al collega e amico Paolo Borsellino, uno dei principali artefici del maxiprocesso di Palermo (1986-1987), che aveva portato alla condanna di centinaia di mafiosi.
Processo che rappresentò un duro colpo per Cosa Nostra la cui vendetta non si fece attendere.
Ogni anno, il 23 maggio, l’Italia ricorda Falcone, sua moglie e la sua scorta con diverse manifestazioni e cerimonie, per mantenere vivo il ricordo del loro sacrificio e rinnovare l’impegno nella lotta contro la mafia.
Il suo autista, Giuseppe Costanza, unico sopravvissuto alla strage ha una fondazione che porta il suo nome.
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