In questi ultimi anni tra la razza umana tende ad aumentare un fenomeno preoccupante rappresentato dalle persone che non ammettono mai, neanche sotto tortura, di non sapere qualcosa.
“Chi fa delle domande è sciocco per 2 minuti, chi non le fa lo è per tutta la vita”.
Partirei proprio da questa citazione per comprendere come oggi le persone abbiano il terrore di ammettere di non sapere qualcosa. Vi sarà capitato di incontrare il personaggio che si nasconde negli uffici, al bar o nei posti che solitamente frequentiamo e che, qualsiasi cosa si affermi, lui la sa.
O peggio, la sa meglio di te e di tutti i presenti alla discussione.
“Tu non puoi capire”, “certo che so di che cosa si tratta” e via discorrendo.
Oggi nella società dove tutti sanno un po’ di tutto, dove internet e il motore di ricerca di google ti consentono di avere una risposta entro 5 secondi, non puoi proprio permetterti di dire che non sai di che cosa si stia parlando.
Rimpiango i tempi quando molte persone non sapendo qualcosa, facevano umilmente ammenda di non conoscere ciò di cui si stava parlando ed erano pronti ad ascoltare con attenzione ed umiltà chiunque ne sapesse, a ragione, più di lui sull’argomento: e dall’altra parte gli altri dopo aver ascoltato con attenzione e rispetto ( ah questo sconosciuto ) anticipavano una discussione sul tema facendo domande, chiedendo, informandosi per conoscere ciò che non si sapeva.
Ma ciò che mi piaceva ancora di più è che esistevano le contaminazioni: se uno era appassionato di jazz poteva illustrare agli altri quali fossero i migliori performers del passato e del presente, passando poi da “oracolo” su quel tema specifico, a semplice ascoltatore su di un argomento differente, dove era molto più ferrato lo stesso individuo che prima ascoltava con attenzione ciò che l’altro aveva da dire sul jazz. Erano vere e proprie contaminazioni, di persone, di conoscenze e di esperienze personali.
Ci si ascoltava per il piacere di “ascoltarsi” per poi argomentare senza essere interrotti o peggio, bloccati sul nascere, perché l’altro non aveva neppure bisogno che il racconto iniziasse perché già a conoscenza dell’argomento.
Di “tuttologi” oggi il nostro Paese ne è pieno, ma di persone che hanno qualcosa da dire su un tema specifico sentiamo terribilmente la mancanza. Il vero problema è che non ci sono più persone disposte ad ascoltare, ammettendo di non conoscere, o conoscere meno, ciò che un interlocutore, più preparato di noi, vorrebbe spiegarci.
E questa logica, da parte di molti di voler far credere di conoscere tutto, senza poi conoscere davvero a fondo quasi nulla, è lo specchio della crisi che attraversa il nostro Paese.
“Chi fa delle domande è sciocco per 2 minuti, chi non le fa lo è per tutta la vita”.