Un quadro del Paese desolante

Partiamo dalla fine.

Poletti, Ministro del Lavoro (confermato anche nell’attuale Governo ) afferma che sulla “fuga di cervelli” lui ha una sua personale teoria secondo la quale non è che fossero proprio tutti dei “pozzi di scienza” quelli che se ne sono andati dall’Italia.

E quelli che, come lui, purtroppo hanno deciso di rimanere arrivando a capo di un Ministero che di questi tempi, definire delicato è poco, come dovremmo definirli?

Poi abbiamo un Ministro dell’Istruzione ( new entry invece nell’Esecutivo Gentiloni) che millanta una Laurea che non ha, per poi arrivare a scoprire che ha solo una qualifica professionale e neppure un diploma di scuola media superiore.

Per me, non è tanto la mancanza di una Laurea a scandalizzarmi ma la leggerezza con cui si decide di affermare il falso, ed è questo il vero scandalo che da un Ministro della Repubblica non posso e non voglio accettare.

Non ho mai “misurato” le persone dal loro titolo di studio, vi assicuro che ho conosciuto persone molto preparate, curiose ed intelligenti che non hanno neppure un diploma e che vedrei tranquillamente in posti chiave di qualche impresa, sia essa pubblica o privata.

Poi ho visto persone arrivare in alto, dotate di “pedigree” e dei titoli di studio “giusti” utilizzati più come grimaldello per arrivare a determinati posti chiave ( poi regolarmente raggiunti )  a cui non farei amministrare neppure le mie finanze domestiche già comunque dissestate senza l’aiuto letale di sedicenti Ceo de noialtri.

Credo che in questo triste quadro dello stato dell’Arte, mi pare che una parola sia divenuta ormai “desueta” di questi tempi ed è una di quelle che adoro, perché mi è stata insegnata sin da piccolo: Rispetto.

Quel rispetto che certi personaggi pretendono gli venga riservato, dimenticandosi di doverne dimostrare, in primis, agli stessi dai quali lo pretendono.

E’ un’epoca, quella attuale, dove vince: il più furbo, il più scaltro, il più maleducato, il più faccia di tolla, quello che è più in grado di ricevere fango senza battere ciglio e, prontissimo, a gettarne altrettanto se non di più all’avversario.

Che vinca il più forte, il più arrogante ed il più stronzo che tanto piace ed affascina in quest’epoca mediocre di miserie umane, dove passeggiamo tra le macerie della pochezza che abbiamo costruito in così poco tempo dentro quello che di grandioso, chi ci ha preceduto, aveva costruito con immane fatica.

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